lunedì 22 ottobre 2012

absit iniuria verbis

Il Rettore dell'Università di Messina risponde, sulla "Gazzetta del Sud", alle accuse di voler privatizzare l'Università. E' "piccata" la sua replica: "...ma di cosa stanno parlando: privatizzare l'Università? E chi dovrebbe privatizzarla se i componenti della Fondazione sono pubblici."
Il Rettore "fa l'Indiano". Dice che l'operazione Fondazione è legale, così come consentito dalla Legge, ma nega il concetto di privatizzazione che, al contrario, è alla base delle norme a supporto della costituzione delle Fondazioni.
Difatti sia la legge 388/2000, all' ART.58, §3; sia il DPR 254/2001, all' ART.1; sia il DL 112/2008, all' ART.16 parlano di "Fondazioni di diritto privato" ossia  di privatizzazione.
Il problema, tuttavia è un'altro: può una Comunità accademica apprendere della costituzione di una Fondazione e del trasferimento alla stessa di imprecisate "risorse", da un telegiornale (RAI 3 Sicilia del 21/10/2012) come se il fatto non la riguardasse? Può un Rettore glissare sull'essenza (la privatizzazione, appunto) di una operazione che coinvolge tutti e che a tutti viene nascosta?
Alla opacità delle decisioni, alla non trasparenza delle procedure, alla indignazione di centinaia di lavoratori dell'Università di Messina, si osa rispondere "piccati".
A legittime domande si risponde con il fastidio tipico del "manovratore- che-non-vuole-essere-disturbato" quasi fossero affari di famiglia. Privati.
Sembra che qualcuno abbia perso il senso della misura. E dello Stato.
Per una puntuale analisi delle funzioni ed attributi delle Fondazioni Universitarie, suggeriamo il link 

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