Quattro
semplici domande ai cinque candidati: un percorso che va dalle
risposte secche ai bizantinismi più audaci
- Secondo lei, Tomasello dovrebbe dimettersi? E se sì, perché?
NAVARRA:«Essendo
un convinto garantista, ritengo che chiunque subisca una condanna sia
colpevole solo quando essa diventa definitiva. Dunque, eventuali
dimissioni del Rettore credo debbano essere frutto di una scelta che
attiene alla sua personale sensibilità».
TASSONE
ROMANO:«Non
v'è dubbio che, in condizioni ordinarie, una condanna quale quella
inferta al rettore di Messina indurrebbe quest'ultimo a
dimettersi, nel proprio interesse, oltre che in quello
dell'Istituzione. La situazione attuale, tuttavia, non è affatto una
situazione ordinaria, perché il mandato rettorale e' stato prorogato
direttamente dalla legge, in vista del superiore interesse
all'ordinato e coerente completamento del disegno di riforma
dell'Ateneo, interesse rispetto al quale il legislatore ha
evidentemente ritenuto pregiudizievole la cessazione "in
itinere" del mandato stesso (o meglio, più plausibilmente,
l'esperimento "in itinere" delle procedure di sostituzione
elettiva). In questa specifica e particolare situazione, se ritenesse
che il suo anticipato allontanamento dalla carica possa finire col
nuocere, direttamente o indirettamente, all'interesse perseguito dal
legislatore, il Rettore farebbe bene, a mio avviso, a rimettere il
proprio mandato solo una volta messo al sicuro l'interesse stesso»
CUPAIUOLO:
« Sì, e innanzitutto a salvaguardia dell'immagine dell'Ateneo».
FERLAZZO:«Premetto
che non rispondo alle domande inviatemi in qualità di “aspirante
candidata a rettore”, bensì di docente dell’Ateneo che ha avuto
ruoli istituzionali. In
tale veste, infatti, ho sempre espresso chiaramente il mio
pensiero sulle dinamiche universitarie senza personalismi, ma, nel
2007, ho proposto una candidatura “in opposizione” proprio a
questo metodo di gestione dell’Università. Poiché, infatti,
adesso l’attuale veste di “aspirante candidata” potrebbe
ingenerare il sospetto che nelle mie risposte possa trovar
luogo un qualche personale interesse, cercherò di essere
essenziale. Sono tuttavia innanzitutto convinta che si può
dissentire da una presa di posizione individuale, ma anche che,
in democrazia e nell’ambito della legge, non si possa negare il
diritto di decidere il proprio modo di comportarsi, rispondendone poi
responsabilmente nelle sedi competenti e in funzione del proprio
ruolo. Nel caso di specie, pertanto, il mio parere personale non
sarebbe conducente».
VITA:«Uno
dei cardini della nostra civiltà giuridica (che peraltro condivido)
è che nessuno è colpevole fino a sentenza definitiva di condanna.
Questo vale ovviamente anche per il “cittadino” Tomasello, al
quale auguro di poter dimostrare al più presto la sua totale
innocenza. Più articolata è la mia valutazione riguardo il Rettore
Tomasello. Chi ricopre un incarico elettivo sa bene che le proprie
vicende giudiziarie si riverberano inevitabilmente sull’Istituzione
e per quanto mi riguarda so bene che il prof. Tomasello ha molto a
cuore questo punto. La decisione di dimettersi o meno è però
un atto assolutamente personale, legato alle proprie convinzioni ed
alle specifiche contingenze. Credo inoltre che il breve lasso di
tempo che ci separa dalla scadenza del mandato Rettorale con una
serie di fondamentali incombenze possa influenzare la decisione di
non dimettersi o di rinviare le dimissioni».
- Tomasello è stato designato presidente della Fondazione universitaria, dovrebbe dimettersi anche da quella carica?
NAVARRA:«Il
prof. Tomasello è stato nominato alla carica di Presidente della
Fondazione dal Consiglio di Amministrazione dell’Università.
Tuttavia, allo stato, non mi risulta alcun atto perfezionato davanti
al notaio che abbia ratificato tale scelta. Pertanto, credo che,
anche in questo caso, vi siano margini perché il prof. Tomasello
possa riflettere sull’opportunità di dare o meno corso a tale
decisione».
TASSONE
ROMANO: «Per
la Fondazione, riterrei opportuno che il Rettore si regolasse come
per l'Ateneo: o ci si dimette da tutto o non ci si dimette da nulla».
CUPAIUOLO:
«Sì»
FERLAZZO:
«La sentenza di condanna del Rettore di una Università, infatti,
non può passare inosservata presso gli organi gerarchicamente
preposti, in questo caso il Ministro dell’Università. All’interno
dell’Università, poi, lo stesso Statuto vigente prevede (art. 10)
che, in particolari, gravi casi di sfiducia nel rettore in carica, si
seguano precise prassi, con specifici interventi da parte degli
organi collegiali preposti e, successivamente, della Comunità
accademica – intesa quale Corpo elettorale- che, proprio su una
eventuale mozione di sfiducia, viene coinvolta dal Decano per
approvarla o meno. Tutto il resto, anche l’eventuale presidenza
della Fondazione, diviene quindi conseguente».
VITA:«Non
conosco esattamente a che punto sia l’iter del riconoscimento della
Fondazione ma mi pare che essa non sia ancora operativa. Per me vale
comunque la risposta che ho dato alla precedente domanda. Non bisogna
però dimenticare che la Fondazione ha tra gli scopi precipui
l’esercizio di attività di ricerca e qui l’autorità e
l’autorevolezza scientifica a livello mondiale del prof. Tomasello
non può essere messa in discussione».
- Pensa che questa sentenza nuoccia all'immagine dell'Università degli Studi di Messina e soprattutto sminuisca il valore del titolo di studio conseguito presso l'Ateneo peloritano?
NAVARRA:«Credo
che la sentenza arrechi danno all’immagine della nostra Università
così come analoga sentenza arrecherebbe danno all’immagine di
qualunque altra Università. Per quanto attiene agli effetti della
sentenza sul valore dei titoli di studio conseguiti nella nostra
Università, ritengo che, sebbene probabili, essi siano di entità
trascurabile in un sistema universitario come quello italiano che non
è affatto concorrenziale e che appiattisce il valore dei titoli di
studio conseguiti nei diversi atenei»
TASSONE
ROMANO:«La
sentenza non gioca certo all'Università, ma non credo influisca sul
valore del titolo rilasciato, che viene valutato dai datori di lavoro
su altri parametri».
CUPAIUOLO:
«Sì; non so però in grado di specificare fino a che punto
sminuisca il valore del titolo di studio».
FERLAZZO:
«Ritengo che l' attuale sentenza di condanna rinnovi un danno
all’immagine dell’Università, che, però, è stato purtroppo già
arrecato da tempo, come molti hanno periodicamente fatto notare.
L’opinione pubblica interna e esterna all’Ateneo dovrà essere in
grado di discriminare e attribuire correttamente le relative
responsabilità nelle varie vicende giudiziarie che hanno visto
coinvolto il rettore e altri soggetti. Sono certa, tuttavia, che il
valore del titolo di studio conseguito nella nostra Università non
dipende solo dall’immagine dell’Ateneo, che certamente viene
scalfita da tali vicende, ma si avvale anche, e soprattutto,
dell’impegno e del valore di tanti Colleghi che quotidianamente si
dedicano con il proprio lavoro didattico e di ricerca agli Studenti
che ancora oggi si affidano fiduciosi alla nostra Università».
VITA:«Certamente
questa sentenza aumenta il grado di sfiducia interna ed esterna verso
l’Istituzione Universitaria , così come lo fanno tutti quei fatti
incresciosi riportati nel passato ma anche molto recentemente sul
cosiddetto nepotismo accademico. Per quanto mi riguarda questo è uno
dei motivi più importanti della mia disponibilità a candidarmi,
proprio perché porto al giudizio interno ma anche esterno unicamente
la mia storia personale. Il valore dei titoli di studio è
soprattutto legato alla riconosciuta professionalità dei Colleghi».
- Se lei fosse stato al posto di Tomasello, si sarebbe dimesso?
NAVARRA:«La
mia sensibilità mi imporrebbe le dimissioni. In questi casi credo
sia meglio esercitare il proprio diritto alla difesa separando la
sfera personale da quella istituzionale. Una cosa è, infatti,
proclamare la propria innocenza nella fase istruttoria di
un’indagine, altra cosa è dover provare la propria
non-colpevolezza una volta che sia intervenuta una sentenza
sfavorevole».
TASSONE
ROMANO:«E’
quello che probabilmente sentirei di fare a caldo. Poi, a mente
fredda, penso che terrei conto di quanto ho esposto prima»
CUPAIUOLO:«
Sì , ma lo avrei fatto molto prima»
FERLAZZO:«Se,
e sottolineo se, mi fossi trovata in tale condizione, non avrei
esitato. Le motivazioni sono facilmente comprensibili: ai sensi
dell’art. 9 dello Statuto vigente “il rettore è il
rappresentante dell’Università….; ha la responsabilità del
perseguimento delle finalità dell’Università secondo criteri di
qualità e nel rispetto dei principi di efficacia, efficienza,
trasparenza e promozione del merito”. Oltre a svolgere un ruolo di
servizio, quindi, il Rettore deve responsabilmente garantire il
rispetto di alcuni principi condivisi con la Comunità accademica che
lo ha eletto; la sentenza, anche se non definitiva, ha comunque, già
in questo momento, evidenziato proprio il mancato rispetto di alcuni
di tali criteri».
VITA:«Mi
è già capitato di dimettermi da incarichi istituzionali non per
fatti giudiziari ma solamente perché non condividevo le scelte
gestionali. Si, se fossi convinto che un mio passo indietro servisse
a tutelare l’interesse dell’Università e l’onorabilità di chi
ci opera, io mi dimetterei».
courtesy by 'Tempostretto.it
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