sabato 28 dicembre 2013

Allons enfants de la Patrie

... Le jour de gloire est arrivé
    Contre nous de la tyrannie
da OPALE (Osservatorio Permanente d’Ateneo sulla Legalità e l’Etica) riceviamo e volentieri pubblichiamo 
Il 23 Dicembre u.s. è stata celebrata l'ultima adunanza del vecchio Consiglio di Amministrazione della nostra Università e insieme al nuovo CdA si è insediato il nuovo Nucleo di Valutazione. La composizione del CdA di Ateneo, trattandosi dell'organo nel quale la legge 240/2010 concentra gran parte del potere decisionale, è materia assai delicata, che peraltro dice molto circa l’orientamento del Rettore Prof. Navarra. Tra i primi atti compiuti dal Rettore all'indomani del proprio insediamento, vi fu infatti proprio la riapertura del termine entro il quale andavano presentate le candidature per il nuovo CdA e una riformulazione del bando che, enfatizzando i criteri di selezione, lasciava trasparire la grande attenzione che il Prof. Navarra dedicava alla questione. Sui dettagli del farraginoso processo che avrebbe portato svariati mesi dopo la commissione costituita all’uopo a selezionare una rosa di candidati in numero equivalente alle poltrone in palio, nulla di ufficiale e' dato sapere. A norma di Statuto, non resta che attendere – e con trepidazione certo attendono coloro che dalla selezione si sono trovati esclusi senza ricevere in merito alcun chiarimento – che la commissione dia “adeguata motivazione dell’esito dei propri lavori”. Esito che dovrebbe aver contrariato non poco il Rettore Prof. Navarra, il cui mantra, almeno nell'epoca in cui egli si contendeva con altri tre candidati la successione al Prof. Tomasello, era la discontinuità rispetto alla gestione passata. In nome di quella discontinuità, della quale è oggi autorevole garante nel ruolo di Coordinatore del Collegio dei Pro-Rettori, il Prof. Cupaiuolo ritenne di ritirarsi dalla competizione elettorale. Eppure, sorprendentemente, apprendiamo che si insedieranno nel nuovo CdA, senza soluzione di continuità, alcuni dei consiglieri che sedevano nel CdA uscente. Costoro sono stati confermati in carica nonostante abbiano dato prova di non possedere la sensibilità istituzionale di fare un passo indietro, a fronte di una lapalissiana sentenza esitata dalla autorità competente (il T.A.R. di Catania), che nell’ottobre 2011 stabiliva come l'organo, non potendosi avvalere della autoproroga sancita attraverso una modifica di Statuto, fosse da ritenersi decaduto sin dalla conclusione del mandato naturale risalente al Dicembre del 2010. Va sottolineato come il CdA uscente, in teoria rimasto in carica per la sola ordinaria amministrazione, negli anni successivi alla sentenza in questione abbia, con tutta probabilità illegittimamente, riscritto ed approvato lo Statuto di Ateneo. Non sorprende il fatto che l’organo non sia stato in grado di esprimere alcun provvedimento, neppure quello di dissociarsi formalmente, innanzi ad un Rettore condannato pesantemente in primo grado per tentata concussione e abuso d'ufficio. Al contrario, il CdA uscente non ha esitato a fare propria, approvandola, la nomina, suggerita dal Rettore appena condannato, del Responsabile per la prevenzione della corruzione attualmente in carica nel nostro Ateneo. Ebbene, ignorando il contenuto della inequivocabile sentenza in merito alla propria posizione e continuando pervicacemente ad esercitare per anni funzioni che probabilmente avevano cessato di competere loro, i consiglieri uscenti non avrebbero acquisito alcun titolo di demerito ai fini della conferma nel medesimo incarico da parte della nuova amministrazione. Premesso che di eventuali responsabilità penali in merito alla permanenza in carica degli organi accademici è tenuta a farsi carico la Procura della Repubblica di Messina e atteso che sul profilo dell'etica andrebbe quantomeno sollecitato un parere da parte del Pro-Rettore con delega alla Legalità e alla trasparenza, non possono in alcun caso essere omesse le responsabilità di natura politica della passata amministrazione, la quale, con la sua durata decennale, porta per intero il peso della disastrosa situazione in cui grava oggi il nostro Ateneo. Una responsabilità cui non possono sottrarsi coloro i quali, sedendo a suo tempo negli organi di governo, mai hanno dato segno di dissentire dalle politiche dell'ex Rettore Prof. Tomasello. Si è dato grande risalto alla liquidazione della Fondazione Università operata recentemente dagli organi accademici presieduti dal Prof. Navarra. Possibile che non si colga alcuna incongruenza nel fatto che siedano nel nuovo CdA dei consiglieri uscenti che probabilmente avevano, appena qualche mese addietro, approvato con entusiasmo le delibere relative alla istituzione della Fondazione? E che dire del fatto che il più longevo di tali consiglieri fosse addirittura destinato a sedere nell'organo di gestione della stessa?

Le scelte operate nella selezione del CdA danno dunque contezza della continuità rispetto ad un passato che sarebbe stato degno solo di essere archiviato. Ma ancor più, le scelte effettuate risultano inaccettabili, poiché premiando con un nuovo mandato i consiglieri uscenti, si mostra di non percepire in alcun modo la gravità dell’aver disatteso una sentenza emessa da un autorevole organo di Giustizia Amministrativa, sentenza avverso la quale l’Università si vide respinta la richiesta di sospensiva, risultando a seguito di ciò cancellato dal ruolo il ricorso in appello. Pur non rilevando dal punto di vista penale, tale condotta mortifica ancora una volta le ragioni di quanti fiduciosamente avevano ritenuto di battersi per il ripristino della democrazia, richiamandosi semplicemente al rispetto della legge. Innegabilmente, tra ciò che è palesemente contro la legge e ciò che è semplicemente poco opportuno esistono infinite sfumature. Vi sono però circostanze nelle quali occorre prendere atto che persino l’inopportuno può risultare intollerabile. Non rileva penalmente: eppure quanti di noi possono dire di andare orgogliosi della presenza in CdA e nel Nucleo di valutazione di personaggi condannati dalla Corte dei Conti a cospicui risarcimenti nei confronti della Pubblica Amministrazione? Quanti trovano condivisibile che si conferiscano incarichi di rappresentanza a docenti condannati in primo grado per abuso d'ufficio? Cosa dire poi di coloro i quali, nonostante la condanna in primo grado, continuano a ricoprire responsabilità di gestione? Anche qualora nulla da eccepire vi fosse sul piano formale, mi domando: quale rappresentazione di sé intende dare questa nostra Università?
Concludo queste mie amare considerazioni esprimendo l'auspicio che possano trovare spazio per esprimersi ed ascolto le voci di dissenso che, pur in un momento estremamente critico per il futuro della nostra Università, continuano a levarsi, ispirate esclusivamente dall'amore per le Istituzioni e dal rispetto dell'etica e della legge. Nell’accogliere con entusiasmo la nascita di un Osservatorio Permanente di Ateneo sulla Legalità e l’Etica (OPALE), del quale oggi più che mai si avverte l’esigenza, mi associo ai colleghi e alla cittadinanza che si è costituita in osservatorio, nel chiedere con forza "che si abbia la decenza di ristabilire il decoro delle Istituzioni, escludendo dagli organi amministrativi e di governo dell’Ateneo tutti coloro i quali abbiano maturato condanne per responsabilità contabili o penali discendenti da condotte contrarie all'interesse della Pubblica Amministrazione".

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